Contributo di Andrew Boyd
Usi comuni
Piangere la morte di un eroe pubblico; collegare un disastro naturale o una tragedia pubblica a un messaggio politico; protestare contro l’avvio di una guerra.
La parola veglia deriva da una parola latina che significa restare svegli, e si riferisce all’usanza di sorvegliare i morti o i moribondi durante la notte. Rispetto alle dichiarazioni violente di una manifestazione, una veglia a lume di candela offre un’espressione più profonda e simbolicamente potente di dissenso.
Sfortunatamente, la routine e l’ipocrisia possono privare le veglie del loro potere. Nel movimento pacifista americano degli anni ’70, ’80 e ’90, la “veglia a lume di candela” – troppo spesso composta da una manciata di persone cupe che tenevano silenziosamente le candele – divenne una forma di protesta standard, e fatalmente prevedibile.
Una veglia artistica, d’altra parte, porta un tocco più originale. Il che non significa necessariamente costumi e facce dipinte e marionette (anche se potrebbe). Significa simbolismo ponderato, il tono giusto e un aspetto definito che trasmettano chiaramente il significato della veglia. Una veglia artistica si basa spesso su elementi rituali vedi PRINCIPIO: Usa il potere del rituale per intensificare l’esperienza dei partecipanti e dimostrare tale esperienza agli osservatori.
Un buon esempio è la serie di veglie “Our Grief Is Not a Cry for War” organizzate dalla Artists’ Network of Refuse & Resist a New York sulla scia dell’11 settembre. Alle persone è stato chiesto di indossare una maschera antipolvere (comune a New York dopo l’11 settembre), vestirsi di nero (comune a New York sempre), presentarsi a Times Square esattamente alle 17 e rimanere in assoluto in silenzio. Ogni partecipante aveva un cartello con la scritta “Our Grief Is Not a Cry for War” (il nostro lutto non è una richiesta di guerra). Queste veglie erano silenziose e solenni, ma la precisione nel messaggio conferiva loro una potenza viscerale in quel periodo emotivamente crudo, tanto per i partecipanti quanto per gli osservatori.
Le veglie più famose della fine del XX secolo sono state probabilmente quelle organizzate dalle Madri di Plaza de Mayo, un gruppo di donne argentine i cui figli erano scomparsi durante la dittatura militare degli anni ’70 in Argentina. Raccogliendosi ogni giovedì per più di un decennio nella piazza di fronte al Palazzo Presidenziale, non solo vegliavano per i loro cari perduti, ma continuavano anche a fare pressioni sul governo perché rispondesse dei suoi crimini.
La “maestria” di una veglia può essere estremamente complessa, oppure semplice quanto alcuni rituali di base. Il semplice fatto che delle donne vestite di nero si riuniscano in silenzio il venerdì dà forma e presenza alla rete mondiale di veglie di Women in Black. Iniziata dalle donne israeliane durante la Prima Intifada per protestare contro l’occupazione della Palestina, da allora si è estesa in tutto il mondo e ha abbracciato temi più ampi contro la guerra e a favore della giustizia, mantenendo comunque il suo carattere distintivo. All’estremo opposto, l’artista Suzanne Lacy ha creato opere d’arte complesse in cui le vittime di violenza sessuale stanno in piedi tra le installazioni d’arte che raccontano le loro storie.
Principio chiave in azione
Rispetto all’evento politico medio, ci si aspetta che un rituale abbia una certa gravità, un livello superiore di integrità emotiva, persino una qualità trascendente per i partecipanti. Come tutti i rituali, una veglia dovrebbe funzionare sia a livello personale che politico. Dovrebbe offrire un’esperienza sacra ai partecipanti e al tempo stesso raggiungere in modo efficace i non partecipanti. Più questi due obiettivi si allineano, più potente è l’esperienza per i partecipanti e più potente è l’impatto sul vasto pubblico.
Further Insights
- Kelly, Jeff. “The Body Politics of Suzanne Lacy.” But Is It Art? Edited by Nina Felshin. Seattle: Bay Press, 1994.
- T.V. Reed. The Art of Protest: Culture and Activism from the Civil Rights Movement to the Streets of Seattle. University of MN, 2005.
Related Tactics
Related Principles
- Know your cultural terrain
- No one wants to watch a drum circle
- Show, don’t tell
- Simple rules can have grand results
- Consider your audience
- Balance art and message
- Use the power of ritual
- Use your cultural assets
Related Theories
Related Case Studies
Related Practitioners
- Artist Network of Refuse and Resist!
- Women in Black
- Mothers of the Plaza de Mayo
- Lacy, Suzanne
- West, Arlington
- Bread and Puppet Theater
- I Dream Your Dream
Autore
Veterano di lunga data di campagne creative per il cambiamento sociale, Andrew ha guidato la decennale campagna mediatica satirica “Billionaires for Bush” ed è cofondatore di Other 98%. È autore di un paio di libri: Daily Afflictions, Life’s Little Deconstruction Book, e, in via di pubblicazione, I Want a Better Catastrophe: Hope, Hopelessness and Climate Reality. Incapace di elaborare la propria eterna ambizione, l’ha copiata da Milan Kundera: “unire la serietà delle domande alla leggerezza della forma”. Puoi trovarlo su andrewboyd.com.
