Usare le proprie risorse culturali

Contribuito di Paul Kuttner

“Non andare mai oltre l’esperienza della tua gente…. Ove possibile, vai oltre l’ esperienza del nemico. ” — Saul Alinsky

In sintesi

Attingendo al bagaglio culturale della comunità, gli organizzatori possono intensificare il coinvolgimento dei partecipanti, disorientare gli avversari e trasformare il terreno culturale a loro favore.

I gruppi che promuovono un cambiamento sociale radicale raramente possono competere con i loro avversari in termini di risorse finanziarie o potere istituzionale. Devono, invece attingere a ciò che hanno: persone appassionate, impegnate volenterose di agire. Lo stesso vale per l’arena culturale: gli oppositori degli sforzi di cambiamento sociale spesso dispongono di potenti strumenti culturali a loro disposizione, dai paradigmi e dalle strutture dominanti al controllo dei mass media (vedi TEORIA: Egemonia culturale). Per combattere tutto ciò, i gruppi che lavorano per la giustizia devono riconoscere e basarsi sulle proprie forze culturali.

Tutte le comunità sviluppano culture condivise – storie, simboli, forme d’arte, conoscenza, norme e pratiche che tengono insieme la comunità e ne modellano l’identità. Queste culture offrono ricche risorse per l’azione, sia che si tratti di organizzazioni giovanili che si esibiscono durante una performance di hip-hop di strada; di attivisti nippo-americani che hanno riproposto il tradizionale tambureggiamento di Taiko; o di fan di Harry Potter che attingono alle narrazioni dei libri di Rowling per affrontare una serie di problemi di giustizia sociale (vedi CASO: L’ Alleanza di Harry Potter).

Se gli sforzi di cambiamento sociale devono essere guidati da coloro che sono maggiormente colpiti dall’ingiustizia (vedi PRINCIPIO: Far assumere la leadership ai più colpiti), allora questo principio richiede una particolare attenzione alle forze culturali delle comunità emarginate, o quello che la ricercatrice Tara Yosso chiama “ricchezza culturale della comunità”. Di fronte alla costante oppressione, le comunità sviluppano molti modi per rafforzarsi e resistere alla dominazione. Affinano abilità narrative e comunicative, condividono contro-narrative che sfidano le narrative dominanti, creano nuove forme d’arte e sviluppano pratiche di mutuo sostegno. Molti dei più potenti sforzi di cambiamento sociale, dal movimento per i diritti civili afroamericano negli Stati Uniti ai movimenti per la giustizia ambientale in tutto il mondo, si sono fortemente basati sulla ricchezza culturale delle comunità partecipanti.

Quando le comunità attingono alle proprie risorse culturali per portare a termine delle azioni, rafforzano la propria appartenenza e allo stesso tempo disorientano e mettono a disagio gli avversari. Stanno giocando secondo le proprie regole, piuttosto che accettare le condizioni di partecipazione esistenti. Inserendo le loro storie, le loro prospettive e le loro pratiche nel dialogo più ampio, non solo operano nel, ma trasformano attivamente, il terreno culturale (vedi PRINCIPIO: Conosci il tuo terreno culturale).

Le pratiche specifiche di una cultura possono servire come una dichiarazione di orgoglio culturale e ne possono rafforzare l’identità collettiva. Quando, nel 2012, le proteste “Idle No More” si sono diffuse in tutto il Canada e negli Stati Uniti, gli organizzatori hanno utilizzato la musica, la danza e la lingua indigene per affermare il potere e la rilevanza duratura della cultura indigena (vedi CASO: Idle No More e il Round Dance Flash Mob). Utilizzare il bagaglio culturale condiviso può anche aiutare a coinvolgere altri che non sono ancora politicamente in gioco, ma che ad essa si relazionano culturalmente. Ad esempio, data l’ influenza mondiale che l’ hip hop ha sui giovani, molti lo considerano uno strumento efficace per l’organizzazione su basi razziali, etniche e nazionali.

Insidie potenziali

Esclusione: quando attingi a pratiche culturalmente specifiche, c’è sempre il rischio di alienare non solo gli avversari, ma anche le persone che vorresti includere nel tuo sforzo. Ciò vale, oltretutto, per qualsiasi pratica culturale: le marce di protesta, le conferenze stampa, i sit-in e altre attività di organizzazione che stimolano alcune persone facendone sentire altre escluse (vedi TEORIA: Paradosso dell’identità politica e PRINCIPIO: Dare il benvenuto ai nuovi arrivati). Se l’esclusione è un problema, essa può essere contenuta adattando o coniugando pratiche di diverse comunità culturali; educando gli alleati sul significato delle pratiche; o selezionando con cura le pratiche che sono accoglienti. Ad esempio, i canti di libertà del movimento per i diritti civili afro-americani coniugavano gli spirituals neri e la musica popolare bianca, in modo da contribuire all’organizzazione tramite le linee razziali.

Appropriazione: gli organizzatori devono anche essere consapevoli dei pericoli della semplificazione e dell’appropriazione. Le culture sono complesse e dinamiche, con confini labili e una grande varietà interna. Non possono essere ridotti ad una serie ridotta di simboli o forme d’arte. Coloro che non sono direttamente coinvolti in una comunità culturale potrebbero avere particolari difficoltà nel comprendere questa complessità. Attenti agli aspetti di appropriazione di una cultura che non apprezzate o comprendete appieno, non importa quanto siano pure le vostre intenzioni.

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Autore

Paul Kuttner è un educatore e ricercatore, che lavora all’intersezione di arte, cultura, educazione e cambiamento sociale. Attualmente ricercatore post-dottorato presso il College of Education dell’Università dello Utah, Paul ha conseguito il dottorato presso la Harvard Graduate School of Education. Prima dei suoi studi di dottorato, Paul ha insegnato teatro, scrittura creativa e impegno civico nelle scuole e nelle organizzazioni della comunità di Chicago, dove ha co-fondato l’organizzazione artistica senza scopo di lucro Communities Creating Change. Paul è coautore di A Match on Dry Grass: Community Organizing as Catalyst for School Reform (Oxford, 2011) e co-editore di Disrupt the School-to-Prison Pipeline (HER, 2012). Il suo lavoro è stato pubblicato in sedi accademiche e popolari, tra cui Curriculum Inquiry e Journal of Curriculum Theorizing. È stato copresidente del comitato editoriale di Harvard Educational Review (HER), membro del consiglio del Mestizo Institute of Culture & Arts e Ministro della borsa di studio culturale per il Dipartimento di arti e cultura degli Stati Uniti.

Immagine

Il cantante folk americano Pete Seeger insieme ad attivisti per i diritti civili a Greenwood, Mississippi, nel 1963, cantano “We Shall Overcome”, un inno afroamericano tradizionale che in seguito divenne emblematico del movimento per i diritti civili negli Stati Uniti. Foto di Adger Cowans / Getty Images.

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