Reclaim the Streets

Contributo di John Jordan

Quando: 1995-2000

Dove: Londra e in tutto il mondo

Reclaim the Streets (RTS) iniziò come gruppo di attivisti creativi a Londra, ma le sue tattiche, coniugando festa e protesta, si sono velocemente diffuse in tutto il mondo. Unendo l’azione diretta del movimento britannico contro la costruzione di strade, e la natura carnevalesca della scena rave controculturale, RTS divenne un catalizzatore per i movimenti anticapitalisti globali della fine degli anni ’90.

RTS ha visto le strade come l’equivalente urbano dei beni comuni (vedi TEORIE: Beni comuni), che hanno bisogno di essere reclamati dalla recinzione operata dalle auto e dal commercio, e trasformate in luoghi veramente pubblici in modo che tutti ne usufruiscano realmente. RTS divenne noto soprattutto per le sue feste di strada, che servivano non solo come veicolo di protesta contro la cultura automobilistica, ma anche come visione prefigurativa di quali strade cittadine potessero essere incluse in un sistema che privilegiava le persone rispetto al profitto, e l’ecologia rispetto all’economia  (vedi TATTICHE: intervento prefigurativo).

La prima festa di strada ha luogo al nord di Londra, nel maggio 1995. Usando tattiche tipiche della cultura rave, il luogo viene tenuto segreto fino all’ultimo momento e i partecipanti vengono condotti da un punto di incontro attraverso la metropolitana, per poi giungere nel luogo della festa prima che le forze di polizia abbiano il tempo di riunirsi.

L’evento inizia con lo scontro di due auto tra loro. I conducenti ne saltano fuori, inscenando un episodio di violenza stradale, ed iniziano a distruggersi i veicoli a vicenda con dei martelli. Nel frattempo, cinquecento persone emergono dalla stazione della metro, nella strada priva di traffico che le macchine incidentate avevano bloccato, ed iniziano la festa, ballando, condividendo cibo gratuito e facendo nuovi amici.

Dal 1995-98, gli street parties si sono evoluti in complessità e dimensioni. Le tecniche creative hanno spaziato da tonnellate di sabbia scaricata nella strada per creare una enorme cassetta di sabbia per far giocare i bambini fino  a treppiedi realizzati con impalcature erette in mezzo alla strada con qualcuno seduto in cima. Queste barricate “intelligenti” bloccavano la strada al traffico e l’aprivano ai pedoni.

Nell’estate del 1996, ottomila partecipanti presero il controllo di un’autostrada, mentre enormi figure carnevalesche con gonne circolari si muovevano tra loro. Sotto le gonne, senza quindi esser visti, gli attivisti perforavano l’asfalto con martelli pneumatici e piantavano alberelli sull’autostrada. Questa storia ha assunto un potere mitico, mentre circolava sui primi siti del World Wide Web. Ha persino ispirato i portuali in sciopero a Liverpool a fare causa comune con RTS, a prova che l’immaginazione può abbattere le barriere di classe e la differenza politico-culturale.

Il meme RTS si diffuse velocemente in tutto il Regno Unito e nel mondo occidentale. Nel maggio 1998 si è svolto uno street party globale in settanta città, in coincidenza con il vertice del G8. Un anno dopo, il 18 giugno, un “Carnival Against Capital” coordinato da RTS e dalla rete People’s Global Action ha visto azioni simultanee nei distretti finanziari di tutto il mondo, dalla Nigeria all’Uruguay, da Seoul a Melbourne, dalla Bielorussia a Dhaka. Sei mesi dopo, un’azione di strada di massa carnevalesca ha bloccato il WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) a Seattle, un evento che è stato la festa di rivelazione per il movimento anti-globalizzazione.

Perché ha funzionato

RTS ha avuto successo perché non sembrava una tipica protesta. Spesso l’ azione politica è prevedibile e noiosa; le feste di strada sono invece l’opposto. Tutti i tipi di persone sono state coinvolte perché sapevano che sarebbe stata sia un’avventura politica trasgressiva che una festa fantastica. L’audacia politica di RTS – “organizziamo un carnevale di massa nel distretto finanziario o un rave su un’autostrada” – ha acceso la speranza, e la speranza è il catalizzatore per la formazione di nuovi movimenti. Un altro motivo chiave per la sua popolarità è stato il fatto che implicava una formula semplice e adattabile: diffondere un invito sull’ancora giovane internet, recuperare un sound system e occupare una strada. La sua creatività derivava dalla sua diversità – dagli artisti agli anarchici, dai sindacalisti agli ecologisti, dai ravers ai ciclisti – tutti si riunivano per sperimentare nuove forme di azione di massa.

Tattica

Protesta carnevalesca

Con la sua musica, i suoi costumi selvaggi, i corpi liberati, il colore e la baldoria, RTS ha creato carnevali ribelli. A differenza dei carnevali e delle parate tradizionali, RTS non ha mai chiesto il permesso, lasciando l’evento aperto al possibile ed all’impossibile, trasformando il mondo che concepiva in un vero spirito carnevalesco.

Principio

La speranza è un muscolo

Mentre le feste di strada erano spesso accompagnate da una propaganda scritta, che spiegava quali fossero le idee e le teorie che vi erano dietro, quello che ebbe il maggiore impatto non fu la teoria che animava le feste, ma la speranza che emerse. La speranza che si è generata da questi eventi ha non solo catalizzato il movimento anti-globalizzazione, ma ha fatto sì che molte delle persone coinvolte continuassero a lavorare in vari gruppi di movimento per la giustizia globale come Genetic Engineering Network, The Wombles, Dissent!, Rising Tide Network, the Clandestine Insurgent Clown Army, il Climate Camp e il movimento Occupy.

Nessuno vuol vedere un cerchio di tamburi

Nonostante il fatto che la location a sorpresa degli street parties non potesse essere di dominio pubblico prima dell’evento per evitare che la polizia potesse impedirne la realizzazione, gli eventi avevano una grande partecipazione. RTS era un invito aperto per le persone a venire allo street party con qualunque idea creativa volessero. A differenza delle marce con temi e slogan fissi, gli street parties fungevano da cornici per la spontaneità collettiva. Anche se non avevi portato il tuo travestimento, il tuo cartellone gigante o del cibo gratuito, il semplice atto di ballare con migliaia altre persone in mezzo a una strada voleva dire che eri un partecipante attivo, invece che uno spettatore o un consumatore.

 

Approfondimenti ulteriori

  • Hamm, Marion. “Reclaim the Streets: Global Protest, Local Space” Republicart. May, 2002.
  • Mckay, George (ed.). DIY Culture: Party and Protest in Nineties Britain. London & New York: Verso, 1998.
  • Klein, Naomi. No Logo: Taking Aim at the Brand Bullies. New York: Picador, 2000.
  • Notes From Nowhere (ed.), We Are Everywhere: The Irresistible Rise of Global Anticapitalism. London & New York: Verso, 2003.

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Autore

John Jordan è stato co-fondatore di Reclaim the Streets (1995-2001) e ora lavora con il Laboratory of Insurrectionary Imagination, un collettivo che fonde arte, attivismo e permacultura. Ama applicare la creatività ai movimenti sociali come i Climate Camps e ha inventato varie nuove metodologie di azione diretta come il Rebel Clown Army. Co-autore di We Are Everywhere: The Irresistible Rise of Global Anti-capitalism (Verso), ha appena lanciato un nuovo film-libro con Isabelle Fremeaux che esplora le comunità utopiche d’Europa, Les sentiers de l’utopie (Editions Zones / La Découverte ). In equilibrio sul filo del rasoio tra arte e attivismo, creatività e resistenza, è dove è più a casa.

Immagine

Il logo di Reclaim the Streets NYC.

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