Questa non è la Cappella Sistina

Contributo di Nadine Bloch

“Non abbiamo arte. Facciamo ogni cosa nel modo migliore possibile.” — Detto Balinese

In sintesi

Aspettative troppo elevate a livello artistico non sono solo una fonte di rallentamenti, ma possono anche compromettere seriamente l’esecuzione della tua tattica e strategia.

In qualità di artisti, spesso desideriamo produrre l’opera più bella, provocatoria e mozzafiato che possiamo, cosa davvero meravigliosa… a volte. Altre volte, è più importante mettere insieme qualcosa che sia abbastanza bello da servire all’obiettivo e poi dedicarsi alle esigenze strategiche.

Ecco alcuni casi in cui la ricerca della perfezione potrebbe ritorcersi contro di te:

  • Quando la costruzione di una comunità è un obiettivo chiave del progetto, stabilire un livello di perfezione elevato può scoraggiare una partecipazione più ampia.
  • Quando sei in una situazione da panico del tipo “Merda, dobbiamo finire tutto in 24 ore!” o “Ci serve un esercito per farcela!” potrebbe essere meglio metterci una pietra sopra e passare ad altro.
  • Quando sei a corto di soldi o altre risorse, o sul punto di privare altri componenti essenziali della tua azione di finanziamenti.
  • Quando lo striscione o oggetto di scena verrà visualizzato da centinaia di metri di distanza o non è il fulcro dell’azione.
  • Quando l’oggetto è destinato a essere distrutto come parte dell’azione o sequestrato dalla polizia.

In breve, se è nel tuo interesse strategico spendere tutto il tuo tempo e/o denaro sugli aspetti artistici della tua azione, allora fallo, ma se dipingere la Cappella Sistina riduce l’efficacia della tua strategia, evitati tanti grattacapi e risparmia energie facendo solo il minimo indispensabile.

È VERO ANCHE L’OPPOSTO: ci sono momenti in cui la qualità conta davvero e un’adeguata attenzione ai dettagli può farti guadagnare il rispetto e le risposte che desideri.

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Autore

Nadine Bloch è l’attuale direttrice della formazione del progetto Beautiful Trouble. Artista innovativa, è una sostenitrice della nonviolenza, organizzatrice politica, formatrice d’azione diretta e marionettista. Il suo lavoro esplora la potente intersezione tra arte e politica; dove la resistenza culturale creativa non è solo un’efficace azione politica, ma anche un modo potente per reclamare l’agire sulle nostre vite, combattere sistemi oppressivi e investire nelle nostre comunità – il tutto divertendosi più che dall’altra parte! Tra le altre cose, ha collaborato con Greenpeace, Labor Heritage Foundation, Nonviolence International, Ruckus Society, HealthGAP and Housing Works e Bread & Puppet Theatre. Inoltre ha contribuito al volume “Beautiful Trouble” e a “We Are Many, Reflections on Movement Strategy from Occupation to Liberation” (2012, AK Press). Date un’occhiata alla sua rubrica mensile su WagingNonviolence, “The Arts of Protest”

Immagine

La campagna in nome dell’arte povera organizzata dalla Bread and Puppet Theatre Company, ospitata (ed esemplificata da) questa carcassa di autobus riqualificata, promuove un approccio popolare e fai-da-te alla produzione artistica.

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