Proiezione guerriglia

Contributo di Samantha Corbin e Mark Read

USI COMUNI

Per trasmettere un messaggio; per inquadrare un’azione; per rinominare un obiettivo; per intrattenere la folla.

Le proiezioni di guerriglia, iniziate da artisti e pubblicitari, sono state abbracciate negli ultimi anni sempre di più dagli attivisti, che le vedono come un nuovo mezzo per trasmettere messaggi. I vantaggi sono evidenti: con un singolo proiettore ad alta potenza, si può trasformare il lato di un edificio in un’enorme pubblicità per la propria causa, imprimendo il messaggio in un punto che altrimenti sarebbe fuori dalla portata. È legalmente kosher, relativamente economico e privo di rischi rispetto, ad esempio, a salire sul tetto di un edificio per appenderne uno striscione. Soprattutto, è visivamente potente: letteralmente, getta una luce sull’opposizione.

Le proiezioni possono essere low-fi o hi-fi; mobili o stabili. Due “jerry-rigger” possono farne una dal retro della loro macchina per catturare una foto al volo, mentre un VJ professionale può proiettare da una postazione più stabile e intrattenere migliaia di persone vedi CASO: 99% bat signal. È una tattica perfetta anche per rinominare un obiettivo. Greenpeace ha proiettato un enorme “KABLOOM” a cartone animato sul lato di un reattore nucleare, per ricordare alla gente quanto pericolosa possa essere l’energia nucleare, e un “Abbiamo armi nucleari a bordo” su una portaerei che trasportava dotazioni nucleari e si rifiutava di ammetterlo. Nel 1993, il documentario vincitore dell’Academy Award, “Deadly Deception”, fu proiettato direttamente sulla stazione televisiva di San Francisco che si rifiutava di mandarlo in onda, mentre centinaia di spettatori guardavano, mangiando popcorn. Sotto pressione, la stazione cedette e mandò in onda il film.

Gran parte del potere delle proiezioni sta nel mezzo stesso. Diversamente da un banner, una proiezione può spostarsi e cambiare, e perfino essere interattiva. Con un mezzo così versatile, perché limitarsi agli slogan statici? Alla vigilia del Great American Smokeout del 1994, INFACT proiettò sull’edificio della Philip Morris a New York un contatore con il numero di bambini dipendenti dalle sigarette. Con semplici strumenti online, una proiezione può diventare interattiva e collettiva. I sostenitori in strada, o un altro continente, possono inviare messaggi di testo, tweet o email che verranno proiettati in tempo reale. Con un puntatore laser, le persone per strada possono scrivere messaggi a chi è all’interno di un edificio, che sia un amico o un familiare in prigione, o un amministratore delegato nel suo ufficio.

Le proiezioni ci aiutano a migliorare la dinamica del potere. Gli edifici dei potenti possono sembrare così grandi e le nostre voci e i nostri segni di protesta così piccoli. Ma quando un enorme “99%” si staglia nel cielo notturno, o quando vedi la tua calligrafia scritta in tempo reale su un quartier generale aziendale, allora si inizia a giocare alla pari. Le piccole voci sono scritte a caratteri cubitali.

Principio chiave in azione

Bilanciare arte e messaggio

Mentre progetti la tua azione, lascia vagare l’immaginazione. Valuta, in particolare, la natura specifica del sito e cerca i modi in cui il mezzo stesso può evidenziare il tuo messaggio. Considera tutti gli elementi artistici utilizzati nella proiezione Free Tibet del 2008 al consolato cinese di New York: l’attivista tibetano perseguitato, in quel momento era nascosto all’altro capo del mondo, eppure riuscì a parlare direttamente e in modo esplicito a un enorme istituzione che fu complice della sua repressione. La sua scritta in tempo reale sulla facciata di marmo era allo stesso tempo provocatoria e intima. Il suo atto privato di dissenso era diventato non solo pubblico ma bello.

Insidie potenziali

La tecnologia è molto potente, “spettacolare” per natura e spesso sotto il controllo di una persona o di un piccolo gruppo che ha il potere di manipolare una folla impressionabile. Questo potere deve essere gestito con responsabilità nei confronti del gruppo più ampio e deve essere esercitato con grande cura.

Further Insights

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Related Practitioners

  • Greenpeace
  • Agit-Pop
  • Students for a Free Tibet
  • Glass Bead Collective
  • Dawn of Man

Autori

Samantha Corbin è responsabile delle azioni per The Other 98% e coordinatrice nazionale della rete Uncut degli Stati Uniti, nonché formatrice di azione diretta non violenta con The Ruckus Society e membro fondatore del Network di azione di New York. Ha coordinato decine di azioni di affinity group tra cui striscioni, blocchi e teatro di strada; ha condotto numerose azioni su vasta scala, tra cui il 5000-strong Powershift del 2011; ha sviluppato e realizzato innumerevoli corsi di formazione su azioni dirette non violente creative, organizzazione di gruppi di affinità, pianificazione strategica, scouting e azione high tech. Durante l’autunno del 2011 ha partecipato all’organizzazione e al training di Occupy Wall Street. Sam vive a New York City.

Mark Read è regista e docente di Comunicazione presso la New York University, con un focus sul video come strumento tattico nell’organizzazione della comunità. In altre incarnazioni è anche stato attivista per i community garden; difensore di Union Square Park; organizzatore di Critical Mass; coordinatore di grandi spettacoli in spazi pubblici come le feste in metropolitana; e organizzatore principale e propagandista di Reclaim the Streets New York.

Immagine

Protesta di Greenpeace contro l’arrivo della portaerei britannica ARK ROYAL nel porto di Amburgo. L’ARK ROYAL trasporta armi nucleari pari a 80 volte la potenza esplosiva di Hiroshima. Greenpeace ha proiettato la scritta “abbiamo armi nucleari a bordo” sulla prua della nave.

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