Intervento prefigurativo

Contribuito di Andrew Boyd

“Non cambierete mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruite un nuovo modello che renda la realtà obsoleta”.

Buckminster Fuller

Usi comuni

Per dare un’occhiata all’utopia a cui stiamo lavorando; per mostrare come il mondo potrebbe essere; per far capire che un mondo così non solo è possibile, ma irresistibile.

Molti di noi passano così tanto tempo cercando di impedire che si verifichino eventi negativi che raramente ci prendiamo il tempo per descrivere come le cose potrebbero migliorare, figurarsi poi addirittura uscire e creare una piccola fetta del futuro in cui vogliamo vivere. Gli interventi prefigurativi cercano di affrontare questo squilibrio.

I sit-in alla tavola calda organizzati dal movimento per i diritti civili degli Stati Uniti sono spesso citati come atti di resistenza, sfida e coraggio, sostanzialmente un successo contro l’apartheid americana dell’epoca di Jim Crow. Erano certamente così, ma erano anche profondamente prefigurativi. Le azioni degli studenti – gruppi di persone di varie razze violavano la legge sedendosi alle tavole calde e chiedendo di essere serviti – preludevano alla vittoria e prefiguravano il mondo in cui volevano vivere: stavano mostrando l’integrazione che desideravano.

Anche scherzi, azioni artistiche, media tattici, festival alternativi e comunità temporanee, persino il teatro elettorale della guerriglia, possono essere metodi efficaci per prefigurare il mondo in cui vogliamo vivere.

Gli interventi prefigurativi sono azioni dirette situate nel punto di presupposto, punto nel quale le convinzioni sono fatte e disfatte, e i limiti del possibile possono essere allungati vedi TEORIA: Punti di intervento. L’obiettivo di un intervento prefigurativo è duplice: offrire uno scorcio irresistibile di un futuro possibile, e migliore, ma anche – con astuzia o in maniera diretta – sottolineare la povertà dell’immaginazione del mondo in cui in effetti viviamo.

Come l’occupazione di Piazza Tahrir in Egitto e gli accampamenti nelle pubbliche piazze in tutta la Spagna da parte del movimento degli Indignados, gli accampamenti Occupy sono in tutto il mondo crogioli di intervento prefigurativo, offrendo uno spazio alla gente che crea in un microcosmo il mondo comunitario e democratico che vuole realizzare. Allo stesso modo, il festival artistico Burning Man funziona come uno spazio autonomo temporaneo in cui le persone possono vivere valori, testare idee e sperimentare il futuro in tempo reale. Vedi TEORIA: Zona Autonoma Temporanea.

Le gite mensili in bicicletta di Massa Critica prefigurano le città future in cui le biciclette si sapranno davvero rispettare nel traffico. Oppure il PARK (ing) Day, in cui le persone nelle città di tutto il paese mettono le monete di un giorno in un parchimetro e trasformano la zona del parcheggio in un mini-parco o in una jazz lounge o in una minuscola piscina pubblica, prefigurando uno spazio urbano trasformato in senso ecologico e recuperando beni comuni.

La Oil Enforcement Agency è stata una campagna di azione teatrale del 2006 in cui ambientalisti, con tanto di berretti e distintivi simili a quelli della SWAT, si sono presentati come agenti di un’agenzia governativa – una che non esisteva, ma che avrebbe dovuto esistere. Gli agenti hanno fatto la multa ai SUV, sequestrato veicoli ad alto consumo di carburante durante spettacoli automobilistici e in generale hanno modellato un futuro in cui il governo ha preso sul serio il cambiamento climatico.

Se veramente la speranza è un muscolo che costruiamo con l’esercizio, allora gli interventi che prefigurano il mondo in cui vogliamo vivere – sia attraverso atti profetici di disobbedienza civile, che con la formazione di comunità alternative o con la messa in scena di provocazioni bizzarre – sono uno dei modi migliori per far lavorare quel muscolo.

Principio chiave al lavoro

Mostrate, non dite

Potete continuare a parlare di Utopia, del mondo migliore che sognate, di come le cose potrebbero essere diverse, fino all’ultimo respiro, e potreste non essere compresi. Potreste anche non crederci. Ma creare un’esperienza di vita vissuta del cambiamento che state cercando – che sia un titolo profetico che pensiate possa essere vero per quindici secondi vedi CASO: New York Times “Special Edition”, o una bicicletta bianca senza lucchetto appoggiata a un edificio, utilizzabile gratuitamente da tutti – è il modo migliore per annientare il cinismo, stimolare il nostro immaginario politico e affermare che, “Sì, un altro mondo è possibile”. Dopo tutto, non possiamo creare un mondo che non abbiamo ancora immaginato. Meglio se l’abbiamo già provato.

Insidie potenziali

Quando si gioca con le visioni utopistiche, è facile diventare tutti amiconi o rifugiarsi in un mondo fantastico per adepti. L’idea non è quella di dipingere un bel quadro pieno di arcobaleni e unicorni, ma di proporre un frammento di qualcosa di visionario, desiderabile e poco oltre il regno del possibile – e in un modo tale che la vostra azione richiami gli interessi acquisiti rendendola impossibile. In breve, deve avere senso. Non continuate a proporre la sostituzione di un’economia del denaro con un’economia tipo “baci e abbracci” e a pensare che questo dimostrerà come gli amministratori delegati ci impediscono di essere felici.

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Autore

Andrew, veterano di lungo corso di campagne creative per il cambiamento sociale, ha guidato la campagna mediatica satirica decennale”Billionaires for Bush” (I miliardari di Bush) ed è cofondatore dell’Altro 98%. È l’autore di un paio di libri: Daily Afflictions (Afflizioni quotidiane), Life’s Little Deconstruction Book (Piccolo libro di decostruzione della vita) e I Want a Better Catastrophe: Hope, Hoplessness and Climate Reality (Voglio una catastrofe migliore: Speranza, Disperazione e Realtà Climatica), in uscita. Incapace di elaborare l’ambizione della propria vita, ha copiato da Milan Kundera: “per unire la serietà delle domande alla leggerezza della forma”. Puoi trovarlo su andrewboyd.com.

Immagine

Banksy dice: ogni giorno è un PARK(ing) Day (NdT: dal parcheggio al parco).

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