The Teddy Bear Catapult

Contributo di Dave Oswald Mitchell

Quando: aprile 2001

Dove: Quebec City

Era una classica protesta contro un summit all’apice del movimento anti-globalizzazione: trentaquattro capi di Stato si erano riuniti nella città di Quebec per negoziare la zona di libero scambio delle Americhe (FTAA), un accordo commerciale di ampia portata con disposizioni profondamente antidemocratiche. Decine di migliaia di persone sarebbero scese in strada a protestare, tanto che, per tenere i manifestanti lontani dal centro congressi, si pensò di erigere una gigantesca recinzione difesa da migliaia di poliziotti antisommossa intorno alla città vecchia.

Man mano che il vertice si avvicinava e nei circoli di attivisti infuriavano i dibattiti su come contrastare più efficacemente la FTAA, un gruppo che si faceva chiamare l’Istituto decostruttivista per la topologia surreale (DIST) diffuse un opuscolo satirico che promuoveva tattiche di protesta più creative: “Per coloro che sbadigliano ogni volta che vedono l’ennesimo Black Bloc, l’Istituto decostruttivista per la topologia surreale presenta questo breve elenco di alternative, al fine di stimolare la discussione e vivacizzarla con l’aggiunta di un po’ di creatività e di risate derisive.”

L’elenco di idee di protesta includeva il Gary Coleman Bloc (tattica scelta: andare uno dopo l’altro dai poliziotti, chiedendo “Whatchu talkin ‘bout, Willis?” – letteralmente “Di che stai parlando, Willis?”, celebre citazione), il Mascot Bloc, i Bloc Parents e il Fuchsia Bloc (“vestiti con collant e tutù rosa, il ruolo del Fuchsia Bloc è quello di seguire i Black Bloc e deriderli senza pietà”). Tra le altre proposte, il DIST suggerì scherzosamente di affrontare la recinzione attorno all’area della conferenza con un blocco medievale in stile Monty-Python: “Se l’uomo trasforma il summit in una fortezza, il Medieval Bloc la assedierà con piacere, tra splendidi arieti, scale, torri d’assedio, ciambelle di Troia, catapulte e mucche morte contagiate dalla peste.”

Sembrava una proposta mirata solo a farsi quattro risate, finché un personaggio pubblico che aveva preso in simpatia la causa non contattò il gruppo dicendo: “Se riuscite a trovare qualcuno che vi costruisca una catapulta, ve la pago io”. Un gruppo di appassionati di catapulte di Ottawa acconsentì a costruire la macchina da assedio (facendo sì che non potesse lanciare molto lontano, nella remota possibilità che fosse effettivamente utilizzata come arma) e il DIST la fece entrare di nascosto in città. Il giorno della marcia, attivisti con pentole e scolapasta in testa trascinarono la catapulta a grandezza naturale fino alla recinzione e iniziarono a lanciare morbidi orsetti di peluche contro le fila dei poliziotti antisommossa. Nel frattempo, altri smantellarono la recinzione incriminata con dei tagliabulloni, sotto gli occhi delle telecamere.

Terminata l’azione, gli attivisti disattivarono la catapulta e la lasciarono nelle mani della polizia, che avanzava attraverso nuvole di lacrimogeni. Tutti pensavano che sarebbe finita lì, ma la polizia non poteva sopportare di essere raggirata in modo tanto assurdo e si vendicò inviando agenti in borghese a catturare un celebre attivista, Jaggi Singh, che non aveva avuto nulla a che fare con questa idea, accusandolo di possesso di una “arma pericolosa”, cioè la catapulta stessa. Singh fu incarcerato per diciassette giorni prima di essere rilasciato.

L’accusa di possesso dell’arma fasulla non fece che aggiungere benzina sul fuoco del DIST, scatenando un nuovo round di azioni mediatiche e comunicati stampa mirati a deridere le forze di sicurezza, con attivisti che consegnavano i loro “compagni di peluche” alle stazioni di polizia locali in tutto il paese o li inviavano all’ufficio del Primo Ministro canadese per protestare contro l’assurdità dell’accusa.

Perché ha funzionato

Quella della catapulta non è stata solo un’ottima performance recitativa, ma anche un esempio di attivismo efficace, poiché ha attaccato fisicamente e simbolicamente la barriera che teneva la società civile lontana dai negoziati su accordi commerciali che riguardavano tutti. Alla fine, le proteste sono state un successo: il summit ha costituito un incubo di pubbliche relazioni per il governo canadese, la solidarietà dell’opinione pubblica è andata ai manifestanti e l’accordo commerciale non è mai stato firmato.

Se il bersaglio fisico dei peluche in volo erano i poliziotti antisommossa e i politici alle loro spalle, il vero obiettivo si trovava al di fuori della recinzione. In primo luogo, l’azione ha stregato l’immaginazione pubblica, con uno spettacolo mediatico che ha messo in luce l’assurdità della situazione, dove leader democratici erano letteralmente “assediati” da cittadini che facevano domande ragionevoli. In secondo luogo, ha fatto arrivare agli altri attivisti due messaggi importanti: primo, non aver paura di affrontare il potere dello Stato; secondo, quando lo fai, non perdere il senso dell’umorismo, né l’ottica più ampia delle tue azioni.

Principio chiave in azione

Ditelo con oggetti di scena

Che si tratti di un enorme fantoccio rappresentante la Terra, di una cippatrice a noleggio decorata come un gigantesco trituratore Enron o di una catapulta di orsacchiotti di peluche, oggetti di scena scelti adeguatamente possono aiutare a creare uno spettacolo mediatico e a raccontare una storia. Scegliendo una macchina da assedio paradossale, il DIST ha esposto chiaramente l’assurdità della situazione nel suo complesso: i leader democratici costretti a incontrarsi “sotto l’assedio” dei loro elettori per prendere decisioni estremamente impopolari.

Usate l’assurdità per minare l’aura dell’autorità

Per funzionare, il potere richiede un’aura di autorità. L’uomo in divisa o in completo da lavoro ha tutto sotto controllo. È sobrio, serio, sa cosa è meglio e forse, soprattutto, cosa è necessario (per proteggerti). Niente riesce a minare questa aura (e la giustificazione della violenza di Stato che ne consegue) come le risate, specialmente nel contesto di una situazione assurda che non sanno come gestire. Se reagiscono secondo la loro logica tradizionale sembrano ridicoli o paranoici: dalla polizia polacca che deve decidere se arrestare un gruppo di nani per essersi riuniti, alla polizia canadese che confisca peluche in quanto armi pericolose.

Usate i materiali a disposizione

Come ha detto Yogi Berra: “Quando arrivi a un bivio, imboccalo!” Questa azione ha avuto successo perché le persone coinvolte hanno risposto in modo intelligente e creativo alle opportunità inaspettate che gli si sono presentate: in primo luogo, un’offerta di finanziamenti in risposta a una proposta assurda e, in secondo luogo, una reazione eccessiva della polizia che ha enfatizzato ulteriormente l’assurdità della situazione.

Mostrate, non dite

Le forze di sicurezza canadesi hanno giustificato la loro mobilitazione senza precedenti con il timore di violente proteste. Ma cosa c’è di più non violento di un orsacchiotto? Costruendo una vera macchina da guerra e scegliendo di lanciare delicatamente gli orsacchiotti, il DIST ha trovato un modo giocoso e inaspettato per dimostrare il proprio impegno nei confronti della nonviolenza ed esporre i timori inventati del governo come ingiustificati.

Further Insights

Related Tactics

Related Principles

Related Theories

Related Practitioners

Autore

Dave Oswald Mitchell è direttore editoriale del progetto Beautiful Trouble, nonché redattore capo di Beautiful Solutions e Beautiful Rising. Ha curato la pubblicazione della rivista di attivismo canadese Briarpatch Magazine dal 2005 al 2010 e i suoi scritti sono stati pubblicati da un pugno di piccole riviste e giornali radicali che avevano spazio da dedicargli. I suoi interessi includono biblioteche, birra, brevità, allitterazioni, libera associazione, elenchi di cose e andare altrove.

Immagine

La catapulta dell’orsacchiotto e i compagni ursini in custodia della polizia. Foto di Gareth Lind.

Lascia un commento