Cacerolazo

Contributo di Stefan Christoff

“Io e te viaggiamo al battito di un tamburo differente.”

Linda Ronstadt

Usi comuni

Per esprimere il dissenso popolare; per superare la paura in situazioni repressive; per attirare grosse fette di popolazione a prendere parte alla disobbedienza civile.

Quando a Montréal, una sera primaverile del maggio 2012, l’orologio batté le 8, un suono si levò come grilli al crepuscolo: un tamburellare metallico in lontananza che si moltiplicava diffondendosi fino a riempire l’aria di una cacofonia di pentole e padelle sferraglianti. Decine di migliaia di persone erano scese in strada quella notte, e per molte notti a seguire, armate di tegami. Era la più grande protesta con “batteria di pentole” – cacerolazo in spagnolo, les casseroles in francese – che il Nord America avesse mai visto.

Come tattica di protesta, il cacerolazo ha conquistato fama internazionale per la prima volta negli Anni 70, nato come potente mezzo di dissenso popolare contro la brutale repressione in Cile durante la dittatura militare di Augusto Pinochet, sostenuta dagli Stati Uniti. È tornato alla ribalta nel 2001 durante la crisi finanziaria neoliberista in Argentina. La tattica è stata ampiamente utilizzata in Québec nel 2012 durante lo sciopero degli studenti e di nuovo in Turchia l’anno successivo, durante le proteste di massa contro la corruzione diffusa del governo e la repressione della polizia.

Data la sua forza uditiva, un cacerolazo di dimensioni sufficienti può avere un’incredibile efficacia nell’attirare in strada le persone e ammassarle negli spazi pubblici. Inoltre, non costa nulla e non richiede alcuna precedente formazione o abilità da attivista. Un cacerolazo è animato da un malcontento condiviso: è una tattica fondamentalmente partecipativa e democratica. Le persone possono partecipare anche senza scendere in strada, basta sporgersi dalla finestra di casa e sbattere una pentola e una padella in solidarietà.

Data la rapidità e la spontaneità con cui la tattica riesce a diffondersi e il baccano che provoca, un cacerolazo di successo è disorientante per le forze di polizia che tentano di controllare le proteste. Un cacerolazo è una protesta versatile e decentralizzata. Può essere impiegato durante le manifestazioni di massa, ma può anche essere usato come fattore di disturbo, ad esempio durante la conferenza stampa di un politico o un pranzo aziendale (vedi TATTICA: disturbo creativo). Dal punto musicale, può essere sia un putiferio caotico e rumoroso, oppure avere ritmi più coordinati. La tattica è adatta a ogni età ed è particolarmente apprezzata dai bambini, che amano sbattere pentole e padelle anche più degli adulti.

Principio chiave in azione

Nessuno rimane a guardare un cerchio di tamburi

Chiunque può partecipare a un cacerolazo. La protesta si svolge in un contesto a cui è semplice prendere parte e facilmente diffondibile e, in alcune situazioni, anche parecchio sovversivo. Durante lo sciopero degli studenti in Québec, in diversi quartieri gli appelli per organizzare o unirsi alle proteste notturne con le casseruole si sono diffusi per passaparola, messaggi di testo e social media. Alla fine, centinaia di migliaia di persone hanno partecipato alle azioni notturne, fattore fondamentale che ha obbligato il governo a ritirare l’aumento delle tasse scolastiche.

Insidie potenziali

Pur ammettendo le ottime qualità collaborative, creative e di disturbo del cacerolazo, alcuni critici evidenziano che in un contesto rivoluzionario questa tattica può rappresentare un’alternativa meno provocatoria e potenzialmente meno efficace di altre azioni strumentali, come i blocchi bancari o lo sciopero generale (vedi TATTICA Azioni dirette, blocchi e sciopero generale, e TEORIA: Azioni espressive e strumentali). Tuttavia, è importante considerare il più ampio contesto sociale e politico in cui hanno luogo oggi i cacerolazos. In un contesto repressivo come lo sciopero degli studenti in Québec (dopo l’approvazione da parte del governo di una legge che rendeva illegali le proteste di strada), o sotto il terrore e l’estrema repressione del regime di Pinochet in Cile negli anni 70, i cacerolazos spontanei funsero da antidoto alla paura e spinsero ampie fette di popolazione a partecipare attivamente alla disobbedienza civile.

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Autore: Stefan Christoff è uno scrittore, attivista comunitario e musicista che vive a Montréal, in Québec. Stefan ha scritto “Le fond de l’air est rouge”, un opuscolo sulla rivolta studentesca in Québec del 2012.

Immagine: La tattica del cacerolazo è stata ampiamente utilizzata in Québec durante lo sciopero studentesco del 2012. Immagine: Creative Commons.

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